Al volgere di un perdiodo difficile

Ho sentito il bisogno di subire una punizione impetuosa

Pubblicato da Rosy - 2025-09-10 07:23:46

Sto vivendo un periodo difficile della mia vita. Ho rischiato di perdere uno dei miei genitori e ho accumulato tensione e stress da quando sono rientrata questo agosto. Anche mio marito ha vissuto con apprensione questa situazione, essendo legatissimo ai miei genitori, e negli ultimi tempi non siamo stati dell'umore giusto per divertirci a nostro modo.

Ieri mattina ho parlato con la Contessa dell'estrema necessità di ricevere una severa bastonatura da lei. L'ho pregata di castigarmi, perché avevo un disperato bisogno di tenere la mente concentrata su altro. Lei ha capito la mia richiesta, ma mi ha detto che non mi avrebbe accontentata, perché il rapporto tra me e lei è strettamente legato alla disciplina e non vuole intaccarlo in alcun modo.

In un primo momento sono rimasta molto sconsolata, poi però, mentre ero al lavoro nella mia stanza, mi ha mandata a chiamare e, recatami da lei, mi ha detto: "Va' con Alberto, ho parlato con una persona che soddisferà la tua necessità, ti porterà lì". Ringraziai e seguii Alberto verso l'auto.

Arrivammo abbastanza presto a destinazione. Il maggiordomo della Contessa mi diede le istruzioni per citofonare e mi disse che avrebbe atteso il mio ritorno in auto. All'ultimo piano di un palazzo antico giunsi alla porta e suonai il campanello. Mi aprì un uomo sulla cinquantina, un po' in carne, ma ben vestito, con una lunga barba.

Non perdemmo tempo. Mi chiese subito di spogliarmi completamente. Non avevo ancora neanche superato l'uscio. Gli porsi i vestiti da fuori, lui andò a riporli per tornare con una ball gag che mi fece indossare ancora sul pianerottolo. Era di poche parole ed era evidente che era già stato informato dalla Signora, perciò eseguivo ogni ordine fidandomi ciecamente. Mi fece cenno di seguirlo per portarmi in una grande stanza, dove mi fece salire a cavallo di una cavallina, legandomi polsi e caviglie ai quattro piedi della stessa.

Sono anni ormai che ricevo sculacciate e punizioni, anche in presenza di estranei, ma al senso di vergogna non ci si abitua mai. Stare con il sedere all'aria, con le gambe divaricate e bloccate, è umiliante in presenza del proprio uomo, e infinitamente di più in presenza di un estraneo.

Il signore, di pochissime parole, prese dal tavolo un grosso paddle di legno e iniziò a sculacciarmi senza porsi alcun timore reverenziale nei confronti di una giovane ed esile sconosciuta. Mi sculacciò così forte che fin dal primo colpo capii perché mi aveva costretta ben salda alla cavallina e zittita con la ball gag. Urlai più che potevo: il dolore era così penetrante che anche una "moglie" navigata nella disciplina domestica come me non riusciva a sopportarlo. Mi dimenavo sulla cavallina, ma ero completamente immobilizzata.

Dopo una lunga e dolorosissima serie di sculacciate con il paddle, il Signore prese una frusta, tipo la snake, ma corta e, senza darmi tregua dai colpi appena ricevuti, iniziò a frustarmi le cosce. Anche queste, senza freno o timore di andare oltre la mia sopportazione. Mi frustò con forza le cosce, poi mi prese a frustate sulla schiena mettendoci ancora più forza, e infine tornò sul già martoriato sedere per segnarmi profondamente anche lì.

Durò tutto una manciata di minuti, ma fu come passare sotto a una cascata impetuosa (e impietosa) ed uscirne fuori.

Mi slegò, non riuscivo a mettermi in piedi, piangevo a dirotto e avevo dolore ovunque. Mi condusse fuori alla porta, mi tolse la gagball e, lasciandomi sul pianerottolo nuda e sconvolta, andò a riprendere i miei vestiti, che indossai con grande difficoltà, continuando a piangere e a tremare. Presi l'ascensore e raggiunsi l'auto dove Alberto mi attendeva, barcollando e tremando. Sedermi in auto fu una forte prova di coraggio.

Senza dire nulla tornammo a casa, dalla Signora. Al rientro ero scossa, feci un inchino appena arrivata e chiesi di potermi congedare per tornare nella mia stanza. Mi stesi sul letto senza neanche svestirmi e rimasi immobile, immersa nel dolore fino all'ora di pranzo.

Non scesi a pranzare, ma raccolsi le forze, mi svestii per buttarmi sotto la doccia fredda. Pensai a quanto avrei avuto bisogno della vasca piena di ghiaccio come faccio alla baita, ma mi feci andare bene la doccia fredda dove entrai soffrendo e rimasi, sofferente, per molto tempo.

Ho il corpo completamente segnato, dolore ovunque. Credo che non basterà una settimana perché i segni inizino a svanire, ma per me è stata un'esperienza tremenda quanto necessaria.

Ho scritto le bozze di due racconti quest'estate, ma oggi ho avuto bisogno di scrivere e pubblicare solo questo.