Finalmente trovo il tempo di raccontare un po' il perchè della mia assenza sul blog negli ultimi mesi e recuperare anche così uno dei racconti che avevo promesso di trascrivere.
Ad Aprile ho lasciato il lavoro. Non sto a raccontare le dinamiche che mi hanno portata a fare questa scelta, era solo da tempo che non riuscivo più a trovare gli stimoli giusti e a non sentirmi valorizzata come merito.
Fatto sta che un giorno, presa dalla rabbia, sono andata sul sito dell'inps e ho segnalato le dimissioni volontarie. Mauro non l'ha presa bene. Si è arrabbiato perchè ha detto che
la mia scelta è stata favorita dalle condizioni economiche agevoli in cui viviamo e che se non fosse stato così sarei stata costretta ad affrontare il problema in modo più attento.
Lui non ne fa una questione di soldi suoi o soldi miei, lui mantiene la famiglia e tutti gli sfizi e il lusso che possiamo permetterci, ma non mi ha fatto pesare questo, quanto il fatto che io abbia facilmente lasciato la presa, certa di avere la rete di salvataggio sempre pronta. Mi ha dato ragione, ha detto di aver fatto bene a voler cambiare e ha ascoltato ogni mia spiegazione, ma voleva che affrontassimo la cosa insieme e che mi dedicassi a cercare una nuova soluzione lavorativa senza prima lasciare il lavoro di fretta e furia, come avrebbe fatto qualsiasi altro lavoratore al mondo con un minimo di senso di responsabilità alle spalle.
E' vero. Ho fatto la scelta drastica e di pancia, perchè sapevo che di certo non avrei avuto disagi, confidando di poter trovare con calma una soluzione nuova che più potesse stimolarmi.
La sera in cui son tornata a casa e ho raccontato a Mauro della decisione ho preso una delle più lunghe e severe sculacciate che ricordi.
Rientrato a casa, mi vide scossa e mi chiese
"Amore come mai ti vedo turbata?"
"Ho lasciato il lavoro, amore"
Lui rimase abbastanza perplesso e volle capire cosa mi aveva spinto verso quella scelta. Andammo a cena e parlammo un po' della dinamica e fu molto comprensivo, ma anche arrabbiato di certe cose che erano accadute al lavoro e che mi avevano causato tanto rancore da così tanto tempo, senza mai parlargliene.
Dopo cena, però mi disse
"Rosaria, ti sei comportata da ragazzina immatura. Non è il tuo primo lavoro, non sei una stagista e ricopri ruoli di responsabilità. Inoltre hai scelto di prendere la strada più facile, pur di non affrontare il problema con maturità. Se ti comporti da ragazzina immatura, non c'è altra soluzione che punirti da ragazzina immatura. Riceverai una severa sculacciata e poi ti metterò in castigo. Vieni sulle mie ginocchia senza storie!"
Indossavo un vestitino comodo che alzai sulla schiena e mi stesi sulle ginocchia di mio marito.
Mi sculacciò per così tanto tempo e con frequenza così sostenuta che raggiunsi il mio limite di sopportazione nel giro di pochi secondi, ma continuò per così a lungo, che non bastarono
le lacrime a fiumi per farlo smettere.
"Sei una persona adulta ed una professionista"
CHAAAAAAAAFF CHAAAAAAAAFF CHAAAAAAAAFF CHAAAAAAAAFF CHAAAAAAAAFF
"Non è così che si affrontano le difficoltà"
CHAAAAAAAAFF CHAAAAAAAAFF CHAAAAAAAAFF CHAAAAAAAAFF CHAAAAAAAAFF
"Ti sei comportata come una ragazzina viziata"
CHAAAAAAAAFF CHAAAAAAAAFF CHAAAAAAAAFF CHAAAAAAAAFF CHAAAAAAAAFF
"e irresponsabile"
CHAAAAAAAAFF CHAAAAAAAAFF CHAAAAAAAAFF CHAAAAAAAAFF CHAAAAAAAAFF
continuava a sgridarmi e a mortificarmi, mentre imperterrito mi sculacciava senza sosta.
Urlavo "bastaaa bastaaa", ma invano, anzi, più mi lamentavo e più intensi erano i colpi e più mi sgridava
"Niente storie" ripeteva, sculacciandomi ancora più forte. Ad un certo punto rientrò Sara a casa che, non potendo evitare di passarci avanti, visto che Mauro mi stava sculacciando da svariati minuti in sala, imbarazzatissima provò ad accellerare il passo per andare in camera sua, ma Mauro la interruppe
"Sara ti prego, puoi prendermi il cucchiaio di legno in cucina?"
Furono gli unici 2 secondi di pausa, da allora non si era mai fermato, e appena Sara, senza neanche rispondere, corse a prendere il cucchiaio, riprese subito a sculacciarmi fortissimo senza permettermi di dire nulla. Sara porse il cucchiaio qualche secondo dopo e corse in camera sua con Mauro che di nuovo, appena impugnato lo strumento, riprese severissimo a sculacciarmi.
Continuavo ad urlare "bastaaa, aaaaaahiaaa, ti prego, smettila", ma inutilmente. Quando smise di sculacciarmi avevo ancora tanto dolore che non smisi di piangere e sentivo il sedere livido.
"Spogliati e va a metterti in castigo li" mi disse, indicandomi il solito angolo poi andò a prendere un pacco di sale grosso in cucina e tornando da me lo riversò completamente a terra ai miei piedi
"in ginocchio qui, mani sulla testa e naso attaccato al muro, muoviti di un centimetro e vado a prendere il battipanni"
mi misi in ginocchio con grande sofferenza e mi posizionai come richiesto.
Non ci volle molto perchè arrivassero Martina e Carla per uscire come ogni giovedi e ovviamente entrate in casa mi trovarono mortificata e costretta nell'angolo, impossibilitata anche a salutarle, con il sedere paonazzo.
Sara andò ad aprire alla porta, pronta per uscire, Mauro invitando Martina e Carla ad entrare disse
"Rosaria, come vedete, è in punizione e non credo che le sarà permesso uscire per un po'"
Questa volta neanche Carla fu tanto perfida da infierire con qualche battutina uscirono salutando Mauro e portando Sara con loro.
Restai un po' di tempo nell'angolo, piangendo praticamente tutto il tempo. Ero scossa per aver lasciato il lavoro, anche se sollevata da un peso, ma Mauro mi aveva fatto notare quanto avessi preso alla leggera la cosa e mi aveva punito davvero severamente. Mi sentivo umiliata. Anche se Martina, Carla e ormai anche Sara, sapevano tutto della mia relazione, ogni volta che si proponeva una simile situazione per me era come la prima volta, umiliante, mortificante, struggente.
Il dolore? Quello non impari mai a subirlo non importa quante volte puoi aver ricevuto una sculacciata nella vita, io sono minuta ed esile e ogni schiaffone sul sedere per me è sempre,
dal primo giorno, doloroso e insopportabile. Riceverne tanti senza un attimo di tregua è avvilente, perchè non hai modo di gestire quel dolore, provi a sfuggirne, ma mai con successo e quindi stringi i denti, i pugni, gli occhi e piangi, piangi senza fine.
La punizione non terminò li. Mauro mi vietò di uscire con le mie amiche finchè non avessi trovato un nuovo lavoro, poi il lunedi mi portò in ufficio con lui, mi presentò ad un team dicendo
"Rosaria sarà a capo di questo progetto, rivolgetevi a lei come fossi io, risponderà solo a me".
Mi fece un contratto da stagista, per assegnarmi un compito dirigenziale. Non accettava che restassi a casa, voleva che mi responsabilizzassi e voleva che io fossi impegnata alla ricerca di un nuovo contratto, come fanno tutti, senza la comodità di stare a casa da disoccupata.
Lavorare con mio marito non è facile. Non fui esonerata da alcuna seccatura, devo riferirmi a lui per ogni avanzamento per di più le persone "del mio team" mi vedevano come una raccomandata strapagata (cosa assolutamente non vera, anzi il contrario) messa li per magia e senza meriti.
In realtà da quando mi è stato affidato il progetto l'ho preso con il massimo impegno e lo porto avanti, viaggiando tantissimo. Tempo per riuscire a dedicarmi al blog ne ho avuto pochissimo e ancora meno per fare application e colloqui per altri lavori.
Non voglio restare a lavorare con mio marito, voglio sentirmi completamente indipendente, anche se il lavoro mi piace.
Da aprile non sono più uscita la sera con le mie amiche e non è ancora finita. Abbiamo ripreso con la routine delle sculacciate motivazionali (la cosa in realtà non mi sarebbe dispiaciuta in altre circostanze ed era da un po' che volevo chiedere che tornasse ad essere una routine), ma con due aggravanti.
La prima è che le ricevo tutti i giovedi sera al posto di uscire, con tanto di corner time, ma per fortuna senza il sale e in piedi. La seconda è che pago in colpi di battipanni supplementari
tutti i rallentamenti o errori scaturiti durante le review settimanali anche se causati da uno dei membri del team e non direttamente da me. Altro che "sono fortunata ad aver avuto un lavoro tanto velocemente". Un giovedi ho avuto 25 colpi di battipanni per una analisi errata emersa dalla review del venerdi precedente, per colpa di un junior sbadato. Nulla che non avrei sistemato facilmente il giorno dopo, ma con Mauro non si accettano errori, specialmente se sei la moglie sottomessa che vive con lui una relazione rigida e severa.
Manca ancora un racconto importante. A breve pubblicherò anche quello.