NOTA BENE: Questo è un racconto un po' estremo. Si ci sono sculacciate, si ci sono punizioni, ma siamo andati un po' oltre. Ogni avvenimento descritto è stato fatto in modo completamente volontario e consensuale.
Volevo trascorrere un altro fine settimana estremo e volevo farlo solo con mio marito. Avevo anche promesso a Sara che le avrei lasciato casa libera per il weekend quindi non potevo non organizzare nulla. Cosi dopo la sculacciata del lunedi mattina (spostata al martedi in quella occasione), e dopo averlo ringraziato come di consueto con un pompino, mentre ero ancora carponi intenta a ripulirlo del suo seme, ho chiesto a Mauro
"Amore, Sabato portami di nuovo alla baita, voglio che tu mi porti al limite"
"Ti piacerebbe di nuovo un'esperienza come questo weekend?" mi rispose
"No amore, voglio che decida tu, ti permetterò di fare ogni cosa che accetterò sempre e comunque senza mai dirti di no, voglio che tu mi faccia vivere un'esperienza unica, solo per me ed estrema, oltre i miei limiti" continuavo, sempre continuando a giocare con il suo glande
"Ti sei svegliata carica questa mattina! Quanto vuoi che mi spinga?" continuava lui, incuriosito
"Carica? Ho estrema voglia di te, resto qui a tenertelo in bocca tutto il giorno se non mi prometti che mi porterai allo stremo"
"beh non mi dispiacerebbe, ma devo andar via..."
"Non credo proprio che riuscirai ad andare se non mi prometti. Ti sarà concessa ogni cosa, potrai usare ogni strumento tu voglia, potrai segnarmi per sempre, ma ti prego prometti." insistevo, vogliosa ed eccitata.
"Solo io e te?" chiese
"Solo io e te! Voglio pentirmi ogni secondo del Sabato di avertelo chiesto e voglio gioirne per il resto della vita, ripensandoci" continuai ad insistere e capii che a lui intrigava l'idea perchè sentivo tra le labbra il suo membro che pulsava, e più lo percepivo, più insistevo.
"Partieremo venerdi sera. Sarai accontentata!"
"Deludimi e sarà l'ultima volta che mi lascio sculacciare!" lo minacciai
"Non immagini quanto sarò lieto di non deluderti, amore".
Poi andò via.
La settimana intera sono stata tutta in fervore, vivendo un misto di timore ed eccitazione, pensando al fine settimana. Ormai il mio corpo era una tela bianca, pronta ad essere decorata dall'unico artista cui vi è concesso farlo.
Partimmo il venerdi e da subito anche questa volta mi fece spogliare e privare di ogni accessorio, per poi farmi indossare il collare e bendarmi. Qualche minuto prima di arrivare mi legò di nuovo i polsi con la corda per poi legarmi il pulsante di emergenza. Io non dissi nulla, esegui gli ordini e rimasi in silenzio fino all'arrivo. Quando si fermò l'auto, pioveva a dirotto. Mauro venne ad aprirmi lo sportello ma mi fece mettere subito carponi, per portarmi vicino alla staccionata di recinzione e legarmi, poi entrò in casa con le valigie.
Ero fradicia già dopo pochi secondi e avevo freddo, mi rannicchiai a terra e attesi. Il mio weekend estremo era iniziato e anche il tempo ha voluto infierire. Tremavo dal freddo e non riuscivo più a trattenermi, cosi decisi di fare pipi non sapendo cosa potesse attendermi e considerando che ero completamente immersa in una pozzanghera di fango. Arrivò Mauro dopo parecchio tempo, voleva mettermi alla prova sin da subito e ci stava riuscendo, perchè ero già stremata e avvilita. Mi portò nel fienile, dove mi fece asciugare. Aveva anche acceso una stufa elettrica, di quelle a forma di calorifero, dove mi fece stare qualche minuto mentre mi asciugavo, poi mi fece alzare e mi tirò su le braccia per tenermi in sensione alla enorme trave in alto, ma questa volta fu molto più doloroso, perchè mi tirò su costringendomi ad allungare i piedi per sfiorare terra. Avevo un dolore tremendo a braccia e polsi e non era che l'inizio.
Prese dal banco una catenina, a cui erano legate tue mollette di metallo che mi agganciò ai capezzoli. Non immaginate quanto urlai.
Prese poi un gatto a nove code tutte in pelle (lo percepii al tatto, avevo già le lacrime agli occhi) e iniziò a frustarmi in ogni parte del corpo. Interno coscia, pancia, seni, glutei, cosce e persino qualche colpo all'altezza del monte di venere. Erano colpi sopportabili, ma alla lunga iniziai a sentire il calore in ogni parte del corpo, poi quando colpiva seno ed interno coscia il dolore era molto più intenso.
Continuò per un po'. Il dolore alle braccia era disarmante e i capezzoli mi facevano lacrimare dal dolore anche senza sfiorarli. Mi tirò giù dalla trave, ma non mi diede il tempo di frizionarmi un po' i polsi che mi fece mettere in un angolo dove aveva affisso al muro degli anelli ai quali mi legò i singoli polsi, non giunti, lasciandomi pochissima corda per potermi muovere.
Prima di legarli entrambi mi sganciò le mollette dal seno e mi costrinse a mangiare un cesto di frutta. Era tantissima, ma non accettò che ne lasciassi un solo frutto e infine mi fece bere un bicchirone di latte freddo.
Poi mi coprì con una coperta e andando via spense la luce. Mi aveva lasciato nel fienile, da sola, nuda e completamente al buio. Nonostante la stufa e la coperta, il terreno era gelido ed entravano spifferi ovunque, ma avevo capito che non avrei dormito in un comodo lettuccio caldo. Riuscii a trovare una posizione dopo parecchi tentativi che mi permettesse di chiudere gli occhi e attendere di superare la nottata. Fuori continuava a piovere a dirotto.
Era l'alba quando mi svegliò di soprassalto Mauro, slegandomi i polsi dai ganci. Mi portò acqua e riso bianco che io mangiai con molta cura e molto lentamente, legata ad una corda lunga un paio di metri dal mio collare ad uno degli anelli nell'angolo.
"I tuoi bisogni li farai li, senza storie." indicandomi l'angolo dove avevo dormito.
Mi stava umiliando. Voleva che io mollassi. Andò via con la ciotola del riso, vuota e mi lasciò di nuovo sola.
Ovviamente, come ogni mattina, non potevo non espletare le mie basilari funzioni corporali. Mi allontanai dall'angolo il più possibile e mi accovacciai. Il freddo mi aveva fatto venire mal di pancia... ero in una posizione scomodissima, con la corda tesa al collo. Mentre riuscivo a liberarmi, piansi. Piansi dalla vergogna, dall'umiliazione, piansi perchè non riuscii a non sporcarmi e piansi perchè non riuscivo a liberarmi completamente, per il mal di pancia e non volevo che Mauro mi vedesse in quelle condizioni... e stava per tornare. Quando Mauro rientrò ero già rannicchiata nell'angolo. Mi vergognavo tremendamente. Mi prese e mi tirò su, per appendermi di nuovo alla trave, ma questa volta mi legò prima ai piedi due cavigliere alle quali era legato un palo di metallo, per costringermi a tenere le gambe leggermente divaricate. Mi mise in tensione di nuovo al limite in modo che fosse quasi impossibile poggiare le punte degli alluci a terra. Prese una tubo da giardino e mi lavò con acqua e sapone, ma l'acqua era gelida. Riposto il tubo, venne di nuovo da me, mi fece scendere a terra carponi e mi inserì il plug a coda, poi mi fece di nuovo mettere in piedi per riposizionarmi in tensione, quindi mi mise la gagball.
Solo lo stato in cui mi trovavo bastava per essere definito tortura. Avevo già tutte le parti del corpo doloranti e anche il lavaggio delle parti intime era stato molto umiliante. Riprese il flogger e iniziò di nuovo a frustarmi ovunque, battendo qualche colpo di striscio anche dal basso vero l'alto, colpendo la mia patatina. Avevo già il corpo completamente arrossato.
Era ancora mattina presto e mi sentivo già esausta.
Prese la frusta. Iniziò a frustarmi dal basso verso l'alto
WWWWWWWWWWWWWWWWWWWHIPPPPPPP
dalle caviglie saliva verso il sedere di colpo in colpo
WWWWWWWWWWWWWWWWWWWHIPPPPPPP
ogni frustata urlavo, urlavo senza freni. I colpi sulle cosce erano strazianti, ma quando giunse all'inguine non sapevo in che modo contrarmi, appesa a corpo morto e con le gambe bloccate in posizione divaricata. Si fermò. Presi 12 colpi tra le due gambe, fino al basso ventre. Mi slegò e mi riportò nell'angolo, per legarmi di nuovo. Poi andò via. Stavo male dal dolore alle braccia, le gambe mi tremavano e in quell'angolo, ormai fetido, mi rannicchiai con la testa tra le ginocchia.
Tornò dopo molto tempo, mi portò di nuovo del riso nella ciotola e molta frutta già tagliata in un'altra. Poi prese il tubo per pulire quanto avevo lasciato la mattina. Finito di mangiare, portò via le ciotole e andò via, poi rientrò subito per prendermi al guinzaglio e andare in giro per una lunga passeggiata. Mi slegò le cavigliere, ma il plug non lo tolse. Rimanemmo fuori un bel po' e per fortuna percorremmo radure ricoperte di erba, perchè nonostante ciò, le mie ginocchia erano completamente in fiamme. Mi fece fare pipi tra i campi, mi passò poi una salvietta imbevuta per lavarmi sommariamente e poi proseguimmo ancora.
Tornati al fienile, mi rimise gagball, cavigliere con distanziatore e mi appese di nuovo alla trave. Quando vidi che stava di nuovo prendendo le pinzette con la catenina, urlai, urlai, urlai scuotendo la testa a fare no, no no, e quando le applicò sentivo le lacrime scendere dagli occhi ormai completamente appannati. Riprese a frustarmi, questa volta partì dal basso ventre e continuò a salire fino ai seni, che però erano già doloranti. Piangevo e urlavo.
Mi sganciò nuovamente le braccia, ma questa volta per girarmi. Capii che non riuscivo più a stare sospesa e mi legò a due anelli laterali, sempre tenendomi al centro della stanza. Riuscivo a tenere le braccia non completamente orizzontali e ad "appoggiarle" sulla corda in tensione.
Questa volta le frustate ripartirono dall'alto e con più forza. Ad ogni schiocco di frusta sobbalzavo e tra uno schiocco e l'altro sentivo le gambe tremare. Quando giunse poco sopra il sedere, mi fece un male insopportabile, ma poi passò direttamente alle cosce alternando ogni colpo con lunghe pause, ma più per creare tensione, secondo me, che per farmi riposare,
perchè non colpiva mai negli stessi punti, era deciso a segnarmi tutto il corpo, e così fece.
Mi diede 20 colpi tra schiena e gambe, quando giunse ai polpacci, mi sentii come liberata, ma non riuscivo a smettere di tremare. Aveva ripreso la pioggia torrenziale da un po' e le mie paure furono fondate quando dopo le frustate mi fece tornare fuori, legata alla staccionata sotto al diluvio. Mi liberò da ogni vincolo, gagball, pinze e plug, ma mi tenne fuori per molto tempo.
L'attesa era infinita, beneficiavo del freddo sulla mia pelle, dopo le frustate, ma avevo una sensazione di avvilimento che mi pervadeva.
In giorni come questi il senso del tempo viene completamente perduto senza orologi e smartphone, ma soprattutto perchè si è concentrati su ogni altro particolare. Credo che Mauro mi lasciò alle itemperie per almeno 1 ora, forse di più, ma non saprei dirlo con esattezza. Quando venne fuori per farmi rientrare ero completamente raggomitolata in una pozzanghera.
Mi asciugò e mi fece prendere un po' di calore, ma poi mi rimise appesa alla trave, con il divaricatore alle caviglie, quindi prese il battipanni e
SSSSSSSSSSSSMAAAAAAACK
iniziò a sculacciarmi con il battipanni con colpi molto forti, ma con pause tra un colpo e l'altro
SSSSSSSSSSSSMAAAAAAACK
Il battipanni fa malissimo e stando appesa come un salame, ogni colpo faceva ancora più male, perchè facevo trazione sulle braccia
SSSSSSSSSSSSMAAAAAAACK
ogni colpo penzolavo in avanti, perchè non riuscivo a fare forza sul pavimento per restare ferma. Dopo 15 colpi, molto forti, senza perder troppo tempo, prese un paddle in cuoio spesso e iniziò a sculacciarmi in successione
SSSSSSSSSSSSMAAAAAAACK SSSSSSSSSSSSMAAAAAAACK SSSSSSSSSSSSMAAAAAAACK SSSSSSSSSSSSMAAAAAAACK
10,..., 15, ..., 20 non si fermava più 30 colpi uno dietro l'altro veloci e forti e più andava avanti più erano dolorosi e più urlavo. Mise da parte il cuoio e passò al legno, prese il paddle più robusto e di nuovo, in rapida successione, senza alcuna pausa tra un colpo e l'altro
SSSSSSSSSSSSMAAAAAAACK SSSSSSSSSSSSMAAAAAAACK SSSSSSSSSSSSMAAAAAAACK SSSSSSSSSSSSMAAAAAAACK
15 colpi severissimi su quello che ormai era il mio sedere violaceo (intuivo, non potevo ancora vederlo). Una serie estenuante di 3 strumenti dolorosi con tale forza e frequenza, che mi mise a durissima prova. Avevo il cuore che batteva a 1000, piangevo e ormai non avevo più fiato per gridare, le braccia, i polsi, le spalle non le sentivo neanche più. Mi sganciò dalla trave e neanche il tempo di farmi sentire il sollievo alle braccia mi chiese di mettermi piegata sul tavolo dove c'erano i vari strumenti. Io arrivai al tavolo con le gambe tremanti, come se stessi camminando ubriaca su un tacco a spillo da 30 sui sanpietrini.
Mauro mi posizionò la coperta sullo spigolo dovre avrei appoggiato il bacino, poi protesa in avanti, mi legò i polsi alle caviglie, facendo passare la corda sotto al tavolo ben tesa. Poi prese un'altra corda e me la legò in vita per tenermi ferma al tavolo. Col nerbo di bue in mano sibilò due colpi in aria
FFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFIU, FFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFIU
lo feci di nuovo, non mi trattenni e feci qualche goccia di pipi, poi serrai ogni muscolo per fermarmi
FFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFIU
arrivò il primo colpo dietro alle cosce poco sopra le ginocchia
FFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFIU
il secondo colpo salì più sopra, e così il terzo e il quarto, a salire verso il sedere. Il nerbo sulle gambe mi segnerà per settimane. Non potevo non piangere, ma non avevo più né fiato né lacrime. Arrivato al sedere mi assestò un colpo molto forte
FFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFIU
poi si fermò... e venne da me per sganciarmi dal tavolino.
Ero completamente esausta, saranno state le prime ore della sera, ma ero completamente esausta.
"Va su a fare una doccia e riposare, amore. Sei stata bravissima" mi disse affettuosamente
"Voglio un'intera giornata di coccole domani, non avrei resistito ancora" gli dissi con un sibilo di voce
"Lo so bene. Va a riposare io sistemo qui e ti raggiungo".
Feci la doccia tiepida, nonostante avessi disperato bisogno di prender calore, l'acqua calda non potevo sopportarla. Mi bruciava tutto il corpo e il sedere era davvero violaceo.
Questa volta condivisi la camera con mio marito che aveva un bagno spettacolare. Mi immersi nella jacuzzi per 2 ore. Non volevo più uscirne. Cosparsi di crema ogni parte del corpo poi mi misi sotto alle coperte... e dormii di sasso fino alle 10 del giorno dopo. Ho dormito 12 ore di sasso, senza neanche accorgermi se Mauro fosse mai venuto a letto con me.
La mattina parlammo di quanto vissuto. Sono stati due giorni davvero duri per me, ma ero così presa da tutto quel che mi accadeva intorno, sola in quel fienile buio e freddo e sfogai così tanta tensione durante le sessioni punitive, che sentivo un senso di pace e serenità paradisiaco. Mi sentivo leggera, nel corpo e nella mente. Distaccata da tutto quel che mi circonda, pensieri, paure, pressioni. C'ero solo io e c'era solo lui.
Non sono giornate che si possono ripetere tanto spesso, perchè veramente ho messo a dura prova il mio fisico e anche mentalmente ho sofferto ogni singola umiliazione inflittami, ma vorrò riprovarci ancora. Sono certa che la mia amica Martina, sarebbe intrigata da voler provare un'esperienza simile, ma non so se ce la farebbe. Anche se lei è davvero molto concentrata quando sta in sessione con Mauro.
La domenica trascorse a velocità ridotta, sereni, da soli, a prendere il sole la mattina e a coccolarci sotto le coperte, mentre diluviava, di sera.
Tornati a casa raccontai tutto a Martina e Carla, perchè non potevo scriverlo qui sul blog prima di aver raccontato loro questa esperienza.
Carla fu entusiasta e fiera di me di quanto raccontato e senza giri di parole mi disse che avrebbe voluto che le prestassi la baita per un weekend da trascorrere con suo marito.
Si, la baita, Mauro l'ha comprata mesi fa. Dice che ci ha messo mesi a trovare quel che cercava ed ecco spiegato l'arredamento tanto curato in ogni dettaglio. Io però le chiavi non le ho ancora e quindi Carla dovrà aspettare prima di poter usare il nostro luogo di perversione.
Martina mi fece un po' il broncio. Avrebbe voluto essere con noi, ma capì che avevo bisogno di stare un po' sola con mio marito.
Andai poi in camera da Sara, che aveva da poco riaccompagnato la sorella a casa, e le feci capire che per qualche giorno avrei fatto sala attrezzi con i leggings lunghi.
"Ma come, ti ha messa in punizione?" mi chiese pensando che avessi avuto un weekend austero
"Eh, abbiamo giocato un po' insieme... ci siamo divertiti parecchio" le risposi sorridendo
"Tu sei proprio matta" mi disse abbracciandomi, ma senza avere la minima idea di quanto matta fossi veramente, "comunque grazie, anche io questo fine settimana mi son divertita molto, però io in piscina domani mattina ci vado!" continuò sorridendomi.
Rimasi un po' con Sara a chiacchierare, poi andammo a dormire.
Il giorno dopo, avevo dolori ovunque. Il sedere completamente viola e i segni del nerbo sulle cosce, come temevo, erano ancora spessi e arrossati.