Il giorno dopo rimasi a pensare alla sera prima chiedendomi se e quanto fosse ordinario quanto vissuto.
In vita mia non ero mai stata sculacciata e non avrei mai pensato di ricevere un tale castigo in età adulta.
Ero avvolta da sensazioni di vergogna e umiliazione, ma mi sentivo anche rilassata come se, "espiare la colpa", mi avesse fatto scaricare ogni tensione.
Decisi di confidarmi con una delle mie più care amiche, Martina. La cosa mi faceva vergognare tantissimo, ma io e lei ci raccontavamo tutto e avevo bisogno di parlare con qualcuno e di avere un confronto.
Martina era un po' più giovane di me ed era anche molto più frivola. La chiamai al telefono e concordammo di incontrarci dopo il lavoro per prendere un caffé insieme e far due chiacchiere. Cosi, quella sera ci incontrammo e tra una chiacchiera e l'altra, raccontando del nuovo lavoro ed altro, le introdussi che volevo confidarle una cosa, di cui avevo particolamente pudore ad esternare e che volevo un suo parere. Le raccontai un po' tutta la storia (praticamente quanto ho raccontato su questo blog nei primi posts).
"Come scusa? In che senso ti avrebbe voluto sculacciare?", mi interruppe con stupore a metà del racconto.
"Lascia che ti racconti..." le risposi, riprendendo poi a raccontare.
Alla fine del racconto, Martina sembrava essere un po' tra l'euforico e lo stupito.
"Ma davvero Mauro ti ha fatto mettere sulle sue ginocchia? Wow e come ti sei sentita? Ti ha fatto male? Ti è piaciuto?"
"No Martina, come avrebbe mai potuto piacermi? In cuor mio sapevo che l'avevo fatto diventar matto in quei giorni e per come si è posto nei miei confronti non sono riuscita ad oppormi, ho sentito come il dovere di doverlo ascoltare e farmi..."
"Sculacciare come una ragazzina!!!" interruppe lei continuando la mia frase
"Rosy, conosciamo Mauro da tanto tempo, sai quanto ci tiene a te, non saprei cosa dirti, ma se è la prima volta che capita, perchè non ne parlate a bocce ferme e provate a definire meglio questa cosa?"
"Martina, Mauro dopo ha tenuto a precisarmi che d'ora in avanti, dovesse esser necessario, mi punirà di nuovo allo stesso modo!".
"Parla con lui quando potete stare un po' tranquilli. Vedrai che forse la situazione un po' tesa lo ha portato ad agire così, ma in fondo non ti ha costretta, no?"
"No, costretta no, né mi ha forzata... è stato molto deciso e io non ho voluto rifiutare. Forse avrei dovuto? Ma mi sentivo tantissimo in colpa!"
"Beh, se è andata come dici, forse lo volevi anche un po'?"
"Volevo... non avrei mai pensato in quel modo, ma quando mi son trovata nella situazione, il rimorso... ho pensato fosse giusto così!"
"Parla con lui", ribadì
"Va bene, Marti" le risposi
"fammi sapere poi come va e quando vuoi, sai che con me puoi parlare"
"certo", conclusi.
Ci salutammo e tornammo a casa. Sentivo di nuovo la sensazione di "rilassamento", mi ero confidata con un'amica e mi ero sentita confortata.