Avevo promesso che avrei raccontato quanto accaduto dopo la punizione di lunedi scorso.
Quando Mauro decide che io debba, in modo definitivo, cambiare atteggiamento e comportarmi diversamente, quando vuole saldamente imprimere nella mia testa il motivo per cui sto ricevendo una punizione, diventa inflessibile.
Lui tiene tanto alla disciplina domestica e avergli dato la sensazione che alcune volte io abbia potuto prenderla con leggerezza lo ha fatto arrabbiare.
Dopo avermi fatto sculacciare da Luisa (lui sa bene quanto io lo detesti), la sera ha preferito mandarmi a letto senza cena, ricordandomi che ero ancora in punizione, ad una serata di sesso.
La mattina dopo mi ha fatto mettere sulle sue ginocchia, mi ha tirato giù lo slip e
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ha iniziato a sculacciarmi senza sosta, non con grandissima forza, ma frequente e costante
"Sai perchè ti sto punendo?" mi ha chiesto senza mai smettere di sculacciarmi
"Perchè ieri sono stata monella?" gli ho detto con tono interrogativo
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incessante, tale che sentivo il sedere completamente di fuoco, poi anche se non stava forzando la mano, dopo un po' iniziavano ad essere duri da sopportare
"Ripeti, perchè meriti di essere in punizione?" continuava severamente
Io tra un "ahi, ahi, ahi" e un "basta ahiaaa, bastaaa"
"Sono stata monella!" ho scandito, ma lui non si fermava
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"Sei una ragazzina monella e dispettosa, ma non mi hai detto perchè meriti di essere sculacciata" ripeté ancora senza fermarsi un secondo
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Io non riuscivo ad essere concentrata se non sul dolore non riuscivo a rispondergli lucidamente con lui che continuava imperterrito a tenermi forte stretta la vita con la mano sinistra e a tirar giù sculaccioni con la destra, ma sempre tra un mugugno e un lamento
"ahia, aaaaaaahiaaa, fa maleeeeeee, aahiaaaa"
ho formulato la frase
"mi stai sculacciando perchè ieri non ho preso sul serio la punizione"
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"E quindi?" mi chiese, per farmi continuare "merito che tu mi punisca severamente" replicai a voce tremolante.
Dopo almeno, ma proprio non meno, di 10 minuti di sculacciate continue mi ha fatto stendere sul letto e tirar su le ginocchia al seno
"Ripeti ad ogni colpo: - prenderò le punizioni sul serio -"
"Dai amooooore"
neanche il tempo di lamentarmi che
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un colpo fortissimo con il paddle di cuoio (ha il manico in legno, ma poi è una spessa cinturona di cuoio, larga come un paddle non come una cintura)
faceva malissimo sul mio sedere già livido dal giorno prima e forzatamente in fiamme dalla lunghissima sculacciata ricevuta
"Va bene, va bene, ahiaaaaa ahiaaa" provai a toccarmi il sedere con le mani per alleviare il dolore
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"prenderò le punizioni sul serio" urlai appena ricevuto il colpo
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e ancora, fortissimo, rumorosissimo, fragorosamente forte sul mio sedere in tensione ed io
"ahiaaaa prenderò le punizioni sul serio"
dopo ben 20 interminabili e dolorosissimi colpi
"Va a metterti in castigo in ginocchio nell'angolo finchè non dovrai iniziare a lavorare. Domani mattina, penserà Luisa a punirti di nuovo resterai in punizione per tutta la settimana.
Mercoledi mattina presto è toccato di nuovo prenderle da Luisa e non solo, farmi fare anche la ramanzina, perchè Mauro, uscendo di casa, le ha detto
"Luisa, questa ragazza prende le sculacciate come se fossero un gioco, confido che tu sia molto severa per rimetterla in riga"
E lei senza farselo dire due volte, mi ha chiamata a se e ha iniziato a sgridarmi già mentre mi faceva stendere sulle sue gambe poi ha tirato fuori la sua spazzola di legno, spessa, solida, robusta e dolorosissima e mi ha sculacciata con ancora più vigore e intensità del solito. Era il terzo giorno di fila che ricevevo sculacciate sul sedere e cedetti al pianto nel giro di un paio di colpi.
La sera poi, non mi è stato concesso niente, se non "Va in camera, appena finisci di lavorare".
Giovedi mattina Mauro ha voluto di nuovo sculacciarmi a lungo per poi di nuovo mettermi stesa con le gambe al seno
"Voglio che ad ogni colpo ripeti - Grazie, merito questa punizione -"
Non mi andava e trovavo umiliante dover ripetere quella frase ad ogni frustata, ma accondiscesi, così appena giunse il primo colpo di Cane urlai
"AAAAAAHI, Grazie, merito questa punizione" stringendo i denti per ben 20 colpi.
Venerdi mattina fu di nuovo il turno di Luisa che di nuovo mi costrinse ad una ramanzina interminabile sul modo di comportarmi, sul fatto che sono adulta e che mi sculaccia come se fossi una ragazzina...
"Hai il sedere già livido queste sculacciate le ricorderai per molto tempo, vedrai"
mi disse come se io non me ne fossi già resa conto da sola.
Cosi dopo la dolorosissima sculacciata con la spazzola, anche Venerdi lavorai tutto il giorno in piedi massaggiandomi di tanto in tanto il sedere e applicando ghiaccio ed arnica.
Ormai non ne potevo più di ricevere sculacciate e se quello era l'intento, Mauro c'era già riuscito svariati giorni prima a raggiungerlo.
Quando si mette in testa una punizione, non ho possibilità di fuga e finchè non è completa, non si ammorbidisce, cosi che la sera al suo rientro
"Domani mattina metti la sveglia alle 6, che alle 7 in punto andrai da Luisa a darle una mano in casa, visto che tutta la settimana ha dovuto fare gli extra. Extra che riceverai anche domani, prima di iniziare a far le faccende domestiche!"
Io, completamente remissiva, non aggiunsi altro, cosi risposi solo con un
"si signore" e andai in camera.
Il sabato mattina partii da casa all'alba in un silenzio totale, la quiete del sabato mattina mi aiutò a concentrare le forze e i pensieri e giunsi a casa di Luisa forse anche prima del previsto.
"Buongiorno Signora" le dissi entrando in casa "sono al suo servizio oggi"
"Buongiorno Rosaria, sei arrivata presto, dormono ancora tutti"
"Mi perdoni signora, non volevo recarle disturbo" le risposi sommessamente con imbarazzo (eh si, ero arrivata 30 min prima)
"Va a metterti in castigo al muro mentre ci prepariamo, poi verrà mio marito a sculacciarti stamattina perchè io ho un impegno con mia sorella e devo andar via per un po'" mi disse con naturalezza come avrebbe potuto dire la frase "accomodati in salotto, mentre preparo il caffè".
"Signora, non possiamo attendere che rientri?" le chiesi quasi implorando
"Signorinella, cosa credi che sia sempre stata io ad essermi presa cura delle mie figlie? Non fare la sciocca, mio marito sa che sei la ragazza per cui faccio da tutrice e io oggi non so a che ora rientro. Piuttosto, hai la lista delle cose da fare in cucina al mio rientro mi dirai cosa sarai riuscita a completare, poi vedremo il resto"
Io non sapevo più in che modo comportarmi, erano giorni che le mie barriere erano ormai completamente abbassate. Non mi sarei attesa di poter esser messa sulle ginocchia anche del marito, anche se ero quasi rassegnata ad esser messa in punizione in sua presenza, ma nonostante siano entrambe cose umilianti e imbarazzanti, sentivo una profonda differenza in quel che da li a poco sarebbe accaduto.
Mi misi all'angolo, come mi impose Luisa con il naso poggiato al muro e le mani sulla testa, ma ancora completamente vestita.
Dopo un po', almeno 30 minuti, Luisa lasciò casa e andò via salutandomi
"Signorinella, fa la brava, altrimenti quando torno hai pure il resto" (modo di dire, per intendere che se avessi dato problemi al marito, al rientro si sarebbe arrabbiata)
"Si signora" replicai a capo chino, sempre restando faccia al muro.
Il marito si presentò dopo qualche minuto, palesemente infastidito, forse ancora intorpidito dal sonno, visto l'orario
"Ragazzina, ti sembra l'ora di arrivare a casa della gente?" mi sgridò indispettito "Mia moglie mi ha detto che devo punirti, come con le mie figlie, ma tu sei più grande di loro e ancora costringi mia moglie a disciplinarti. Vieni qui" mi disse burbero, "togliamoci il pensiero", continuò con tono seccato
"mia moglie ha cresciuto i figli di tante persone e sono cresciuti tutti educati, perbene... ma tu sei grande" insisteva ancora "è evidente che Luisa avrebbe dovuto iniziare prima con te"
continuava, raccontando della moglie come "la tutrice rigorosa", non sapendo nulla di me.
"Tira giù il pantalone e vieni giù" mi disse sempre come se per lui fosse tutta una gran seccatura. Tirai giù solo la tuta, tenendomi il tanga, mi stesi sulle sue gambe, poi lui mi sistemò
bene incastrata tra la sua gamba sinistra e la destra a bloccarmi le gambe.
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una mano rigida come il marmo e grande scese giù su entrambe le natiche e ancora
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fortissimo, tale che mi costringeva ad irrigidirmi ad ogni colpo e ad afferrarmi con forza al divano
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era impossibile non urlare ad ogni colpo, impossibile!
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continuava con forza e costantemente con pause brevissime a furia di urlare, svegliai Diana, che venuta a vedere cosa stesse succedendo, fece capolino nella stanza
"Torna in camera tua Diana" disse cupo e la ragazza, senza emetter fiato, si girò per tornare subito in stanza.
"E' inutile che piagnucoli ragazzina, abbiamo appena iniziato" mi disse riprendendo
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Io non riuscivo a non dimenarmi, mi stava facendo troppo male e poi erano giorni che prendevo sculacciate, non ne potevo più
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Continuava con quella mano tozza e massiccia
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"Smettila di dimenarti sembra che sia la tua prima sculacciata, eppure dai segni direi proprio il contrario" mi sgridò, non percependo quanto io davvero stessi soffrendo. Per lui era tutto normale, per lui ero io a creargli disagio"
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"Diana, vieni qua" urlò e all'arrivo della figlia "prendimi lo sculacciatore", cosi chiamava quello che riconobbi come un grosso vecchio paddle di legno, con molta probabilità risalente ai genitori, nonni o ancor più in la, perchè evidentemente molto grezzo, non di quelli comprati apposta on line, lucidi quasi da arredo.
"Ragazzina tu fai troppe storie, ora capisco perchè mia moglie ha chiesto a me di disciplinarti stamattina" (notai che gli piaceva il termine "disciplina/disciplinare").
Io in realtà non stavo per niente facendo storie, non era colpa mia se i suoi colpi mi facevano tanto male da farmi irrigidire ogni parte del corpo.
Mi prese le braccia, le portò dietro alla mia schiena e stringendole fortissimo per bloccarmi, strinse pure la gamba destra sulle mie per tenermi ancora più ferma, poi con delicatezza tirò giù il tanga verso le ginocchia facendomi sentire mortificata nel profondo dell'anima
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Mi diede 15 sculacciate con quel vecchio paddle che mi fecero così tanto male che ad un certo punto non sentivo più il sedere.
"In tanti anni poche volte ho dovuto disciplinare le mie figlie, raramente mia moglie ha voluto che io intervenissi" e sgridandomi, in questa breve pausa, si accese una sigaretta e riprendendo a fumare
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altri 5 colpi fortissimi con me che ad ogni colpo urlavo, urlavo e urlavo ancora poi prendeva un altro tiro dalla sigaretta e di nuovo
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altri cinque colpi, completamente privo di empatia, indulgenza, completamente estraneo al fatto che io fossi una ragazza di 34 anni di soli 45 Kg, indifesa, nei confronti di un vecchio orco burbero e tabaccoso.
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mi diede gli ultimi 5 colpi, ancor più forte dei precedenti per poi
"Ora vatti a fare mezzora di punizione e poi fa come ti ha detto Luisa"
mi disse facendomi alzare e mettendo una sedia al centro della stanza
"sta seduta qui in silenzio finchè non avrai il permesso di rialzarti"
Io piangevo a dirotto e mi tenevo il sedere, disperata, quando mi andai a sedere piansi ancora più forte, mi mise seduta ancora con le braghe calate alle caviglie, tanga compreso e con le mani sulla testa.
Mentre restavo ferma e singhiozzante, padre e figlia andarono a fare colazione, in silenzio per poi andare a vestirsi.
Quando tornò il marito di Luisa e mi diede il permesso di rivestirmi ero ancora in lacrime. Svolsi tutti i servizi in casa in completo silenzio. Quando tornò Luisa sentii che il Marito le raccontò di aver usato "lo sculacciatore" e lei che rispose "hai fatto bene".
Servii il pranzo e poi pranzammo insieme, io non proferii parola, ma Luisa volle raccontare di come ero diventata brava ed ubbidiente finchè lei veniva a casa nostra, tanto che ci avevano affidato Sara, ma che la sua assenza si era fatta sentire e che ora fosse necessario tornare a portare un po' di rigore (questo come se non sapesse che io di rigore ne subisco già abbastanza).
Quando tornai a casa la sera non mi sentii neanche di raccontare a Mauro, che però era già informato su tutto, com'era andata la giornata, andai a fare una doccia fresca e poi subito a letto direttamente.
Il mio sedere era viola. Non rosso scuro, ma proprio viola. Applicai dell'arnica dopo il bagno e mi addormentai.
Se pensate che la punizione fosse finita con l'umiliazione da Luisa siete in tremendo errore.
Io sapevo che sarei stata ancora in punizione, ma non ebbi il tempo di pensare cosa dovesse toccarmi ancora.
La domenica mattina Mauro mi fece svegliare di nuovo molto presto e senza permettermi neanche di andare in bagno, mi ha portata giù in garage,
e mi ha chiusa nel minuscolo bagnetto di servizio che abbiamo in garage, con una ciotola di riso bianco in un angolo e completamente al buio.
"Resterai qui fino a stasera, così avrai modo di meditare sulla punizione ricevuta questa settimana"
"Come desidera, signore" gli dissi con voce tanto flebile che forse neanche fui udita.
Così ho passato l'intera giornata, dalle 6 del mattino fino alle 7 di sera, nuda, chiusa in un bagnetto minuscolo, completamente al buio.
Quando ho sentito la moto rientrare in garage, mi son messa faccia al muro e mi son fatta trovare così.
"Ora va a fare una doccia e andiamo a cena" mi ha detto aprendo la porta e accarezzandomi.
Era tutto finito.
"non prenderò mai più poco sul serio le tue punizioni" gli dissi avvicinandomi a lui a capo chino
"lo spero bene" mi rispose.
Questa mattina mio marito svegliandomi mi ha detto
"Amore, la punizione del Lunedi, per questa settimana non la riceverai, so che hai imparato la lezione e ho visto che sei ancora molto livida"
Abbiamo fatto colazione insieme e poi abbiamo iniziato la giornata.
Per rispondere alla domanda circa la mia sottomissione verso "la signora", tra gli accordi presi con mio marito, Luisa sarà trattata da me come mia tutrice, con rispetto e riverenza e potrà disporre di me a suo piacimento. Lei si prenderà cura della casa e di me nel modo in cui predilige ed io mi riferiro a lei come sottomessa in una relazione esclusivamente disciplinare.
Non posso impartirle ordini o darle incarichi, lei avrà piena autonomia sulla casa e su di me.